Vito Nigro, conosciuto come Vituccio de’ Carcagn è stato un esempio di resistenza in un tempo storico che vira verso un progresso che si lascia alle spalle tutto ciò che è autentico.
Non solo colonna portante della tradizione musicale di Villa Castelli, ma soprattuto “Pastore all’uso antico” di quelli con le capre ancora nel paese.
Il suo passaggio per le vie del centro assieme al gregge era un misto di emozioni e nostalgia, seguito dalle sterili polemiche di chi si disgustava per l’odore o per il belato.
Ma la pelle di Vituccio era dura e ruvida come la corteccia degli ulivi, difficile da scalfire, bruciata dal Sole durante le ore passate al pascolo e custode di un’anima buona che veniva fuori con il canto.
Nell’ultimo periodo però la sua voce era diventata più debole, stanca ma mai arresa e questa giornata con lui è stata una piccola parentesi di forza in cui Vituccio è tornato a cantare accompagnato dall’organetto di Matteo.
Si è anche commosso Vituccio quando gli ho regalato delle polaroid scattate quel giorno;
“Sono venuti da tutto il Mondo ad intervistarmi e fotografarmi, ma mai nessuno mi ha lasciato niente” mi disse prima di allontanarsi con le foto nel taschino della camicia, quello sul cuore, ed il pascolo al seguito.
Forse era un suo presentimento, ma quelle sono state le ultime foto scattate a Zi’ Vitucc’.